di Ilaria Vesentini
A distanza di quasi tre lustri dal primo accordo quadro tra gli enti locali, sta prendendo finalmente vita a Bologna il “Big Data Technopole”, un'area di quasi 130mila metri quadrati tra via Ferrarese e via Stalingrado dove negli anni Cinquanta l'ingegner Pierluigi Nervi aveva disegnato la sede dell'allora Manifattura Tabacchi, un simbolo dell'architettura industriale del Novecento, poco distante dal quartiere fieristico, destinata a diventare il cuore dei sistemi di supercalcolo non solo della via Emilia e dell'Italia ma di tutto il Sud Europa.
Entro metà settembre saranno infatti consegnate le prime tre “botti”, degli enormi capannoni a volta senza pilastri, dove il partner tecnologico francese Atos è già al lavoro per predisporre l'installazione delle macchine Hpc (High performance computing) del data center dell'Ecmwf-Il centro meteo europeo per le previsioni a medio termine, l'organizzazione internazionale con sede a Reading (Gran Bretagna) partecipata da 22 Stati, fra cui l'Italia, e 12 Paesi cooperanti. Entro fine mese saranno anche aggiudicati i lavori per il lotto 4, dove sarà installato Leonardo, il supercomputer da 270 Petaflop (270 milioni di miliardi di operazioni al secondo) uno dei cinque più potenti al mondo, gestito da Cineca (il Consorzio interuniversitario per la ricerca) e Infn e uno dei tre poli cruciali della rete europea dei supercomputer EuroHpc, che ha gli altri due cervelloni a Barcellona ed Helsinki.
Le due mega-macchine pre exascale del Centro meteo e del Cineca saranno il perno della cittadella dei big data di Bologna, «un progetto che coinvolge quattro ministeri (Esteri; Istruzione, università e ricerca; Sviluppo economico; e Ambiente, ndr) e che una volta completato sommerà investimenti, tra materiali e immateriali, per 900 milioni di euro e darà lavoro a 4mila persone, senza considerare l'indotto», sottolinea il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
Lo scorso 2 settembre è stato intanto inaugurato il cantiere del Lotto 1 affidato all'impresa edile Manelli Costruzioni, che ospiterà le attività di ricerca di Arter (l'Agenzia regionale per l'attrattività, la ricerca e l'innovazione, 250 occupati), di Enea con altri 700 addetti, le biobanche dello Ior-Istituto ortopedico Rizzoli e spazi dell'Alma Mater e del Comune di Bologna. Il prossimo 7 settembre si chiude invece la Conferenza dei servizi per Copernicus, altro programma europeo per l'osservazione satellitare della Terra che le istituzioni emiliane contano di portare all'interno del Tecnopolo, perché assieme ai dati meteo rappresenta l'arma del futuro per il controllo dei fenomeni ambientali con impatti strategici su agricoltura, industria, cambiamenti e movimenti sociali. È in corso la gara tra 8 Paesi europei, ma il Governo italiano ha già stanziato 40 milioni di euro per completare i lavori all'ex Manifattura e fatto diventare il progetto “cantiere speciale” per garantire il rispetto dei tempi (consegna degli spazi entro il 2022). Copernicus porterebbe sotto le Due torri altri 250 ricercatori da tutta Europa. Ed è atteso al Tecnopolo anche l'arrivo dell'Agenzia Italia meteo (che riunirà le previsioni meteo finora a carico delle singole regioni) e il centro direzionale del Cta, il Cherenkov Telescope Array, il più grande osservatorio per raggi gamma al mondo, con una rete di 118 telescopi per studiare l'universo.
«Sono in dirittura d'arrivo anche i bandi per i lotti 2 e 6 in project financing, ossia l'area cosiddetta “Ballette”, due lotti bellissimi perché sono due ex magazzini che ospitavano le balle di tabacco e il sale, simbolo dell'architettura dell'ingegner Nervi. Sarà il più grande project financing nella storia di questa regione, 25mila metri quadrati di spazi pubblici e privati. Qui saranno create 8-900 postazioni di lavoro. Contiamo di emanare la gara nel 2021, poi ci saranno due anni di lavori e nel 2023 con il completamento di questi lotti, il tecnopolo sarà a pieno regime», precisa l'assessore regionale alle Attività produttive, Vincenzo Colla.
In questi giorni i tecnici di Atos – il leader mondiale delle tecnologie digitali, 12 miliardi di euro di fatturato, 110mila dipendenti in 73 Paesi – sono a Bologna per assemblare adattare i pezzi del supercalcolatore dell'Ecmwf, che occuperà 9mila mq (e altri 6mila sono a disposizione per futuri ampliamenti). Un intervento da 60 milioni fin qui nel solo lotto 3, che ha pochi precedenti per complessità ingegneristica e di cantiere, con l'aggravio delle norme di sicurezza Covid, a partire dalle bare di 23 tonnellate di peso e altrettanti metri di lunghezza portate all'interno delle botti che garantiscono una tenuta sismica di livello 4. Qui stanno lavorando notte e giorno 350 persone per rispettare la scadenza di metà settembre. «Va un plauso alle nostre aziende, in particolare all'impiantista bolognese Site che da gennaio scorso è capofila dell'Ati e all'impresa edile abruzzese D'Adiutorio Appalti e Costruzioni Srl che in piena pandemia hanno garantito standard che faranno scuola nel settore costruzioni», sottolinea l'assessore Colla.